Italia-Israele: oggi alla Knesset

Questa mattina siamo stati alla Knesset a conclusione del viaggio istituzionale di circa 30 parlamentari italiani (di tutti gli schieramenti) in Israele. Siamo certi che le basi che abbiamo gettato in questo viaggio porteranno a fruttuose e importanti collaborazioni nell’interesse dello sviluppo dei due Paesi. Nella foto sono con Orly Levy e l’On. Maurizio Bernardo, presidente dell’Associazione Interparlamentare di Amicizia Italia-Israele (io sono vice-presidente)

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Ex Moi: Appendino immobile nonostante risorse del Viminale

“Il Ministero dell’Interno sta seguendo con attenzione la situazione delle Palazzine Ex Moi di Torino per garantire la sicurezza pubblica nell’area interessata, supportando l’amministrazione comunale per la liberazione degli immobili e la sistemazione dei migranti”: è quanto emerge dalla risposta del Viminale ad una interrogazione del vicepresidente dei deputati Pd, Silvia Fregolent.

“Dalla risposta del Sottosegretario Giampiero Bocci veniamo a sapere che l’evacuazione sarà graduale, mentre abbiamo la conferma che l’amministrazione comunale si è assunta l’impegno di effettuare il censimento della prima palazzina, al fine di individuare gli stranieri che hanno titolo ad usufruire dell’assistenza, stimati ad oggi in circa 250 persone. Sulla data precisa del censimento però, di diretta competenza del Comune, abbiamo solo le dichiarazioni del sindaco Appendino che promette da mesi interventi mai iniziati”.

“La nota rimarca inoltre come il Comune di Torino abbia già ricevuto dal Viminale un contributo di 500 mila euro finalizzato a interventi assistenziali straordinari e che, dopo gli episodi di violenza dello scorso novembre, i servizi di vigilanza sono stati intensificati con personale delle Forze armate assegnate nell’ambito dell’operazione ‘strade sicure’ e con altre pattuglie della Polizia dello Stato”.

“Dalla risposta del Ministero dell’Interno – conclude Silvia Fregolent – emerge con chiarezza quindi la volontà del governo di risolvere la situazione delle palazzine Ex-Moi attraverso lo stanziamento di risorse economiche e di ulteriori unità di Forze dell’Ordine. Ma ancora una volta l’immobilismo dell’amministrazione del M5S sta rallentando ogni intervento risolutivo per garantire la legalità, l’ordine pubblico e la vivibilità di un intero quartiere”.

Riforma delle discipline della crisi d’impresa e dell’insolvenza

DICHIARAZIONE DI VOTO
ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
A.C. 3671 bis A
Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi d’impresa e dell’insolvenza

ONOREVOLE PRESIDENTE
ONOREVOLI COLLEGHI
ONOREVOLE RAPPRESENTANTE DEL GOVERNO

In questa legislatura abbiamo discusso ed approvato riforme di straordinaria importanza sia in campo civile che in campo penale.

Riforme e leggi di cui si discuteva da anni, provvedimenti che ponevano al centro della discussione principi quali trasparenza, equità e rigore, che hanno consentito di rendere la Giustizia più efficiente ed avvicinarla ai Cittadini.

Rigore e Trasparenza quando si sono votati il 416 ter c.p. (voto di scambio politico mafioso) e il reato di falso in bilancio e quando si sono aggravate le pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione.
Equità quando abbiamo detto che per ottenere la sospensione condizionale della pena o per accedere a riti premiali si debba restituire il maltolto.

Divorzio breve, negoziazione assistita, incentivazione di misure stragiudiziali per definire le controversie.

Ed ancora approvazione della legge delega per la riforma del processo civile, quella sul processo penale e la legge che introduce il reato di Tortura, riforme e leggi queste ultime che sono all’esame del Senato e che, così come ha auspicato il Ministro Orlando, contiamo di approvare a breve in via definitiva.

Insomma, leggi che traguardano la riforma complessiva della Giustizia civile e penale, di cui la legge delega che ci accingiamo a votare oggi è un ulteriore ed importantissimo tassello.

Disciplinare la crisi di impresa costituiva e costituisce un obiettivo non rinviabile.
Sia perché l’attuale impianto risale al 1942, sia perché oggi le norme vigenti, sebbene parzialmente modificate ed aggiornate nel tempo, non rispondono ai bisogni del sistema economico e sociale del nostro Paese.

Quando le imprese che sono colpite da una crisi avviano processi di ristrutturazione del debito o accordi con i creditori che poi quasi sempre falliscono;
Quando in tali casi, anche per questioni modeste, conseguono con sistematica frequenza anche l’insorgenza di conseguenze penali devastanti per l’imprenditore;
Quando i creditori all’esito di tali processi troppo frequentemente vengono frustrati nelle loro aspettative, non conseguendo spesso neppure il rimborso delle spese di procedura;
Ebbene quando accade questo è necessario intervenire.

Per questo motivo è stato avviato un lungo e proficuo percorso di studio, di analisi e di confronto .

Avevamo due obiettivi.
Il primo quello di intervenire in modo organico e sistematico su una disciplina datata e che è risultata sempre più incapace di risolvere nel merito i problemi della crisi d’impresa.
Dovevamo consegnare agli interpreti risposte chiare e regole efficaci in modo che fenomeni nuovi, cambiamenti economici sempre più rapidi potessero essere adeguatamente ed efficacemente affrontati.

Il secondo obiettivo era quello di trovare un nuovo e più equo equilibrio tra gli interessi in gioco e contrapposti che si trovano nelle procedure concorsuali.
Esisteva infatti la necessità di non decretare la morte civile dell’imprenditore che venisse colpito da una crisi, ma nello stesso dovevamo tutelare il giusto interesse dei creditori ad essere soddisfatti delle loro pretese nei tempi più rapidi possibili.

Quante volte è accaduto che a fronte di una crisi d’impresa, di una procedura concorsuale siano conseguite a pioggia altre crisi delle imprese a loro volta creditrici della prima.
Quante volte abbiamo visto polverizzare posti di lavoro ed opportunità di ripresa e di riabilitazione imprenditoriale, perché mancavano norme che potessero consentire la gestione di tali fasi.

La Commissione Ministeriale presieduta dal dott. Rordorf ci ha offerto un lavoro eccellente.

Abbiamo svolto una lunghissima serie di audizioni che hanno coinvolto la magistratura, le eccellenze della dottrina e dell’università.

A tutti loro deve andare un nostro sentito e sincero ringraziamento.

Ebbene colleghi, di fronte alle molte sollecitazioni ricevute dal nostro Paese dall’Europa e dalle Nazioni Unite (regolamento europeo, approvato dal Parlamento europeo e dalla Commissione, del 20/05/2015, raccomandazione della Commissione del 12/03/2014, nonché i principi della “model law” elaborati in materia di insolvenza dalla Commissione delle Nazioni Unite) oggi votiamo una legge di delega al Governo completa, organica e davvero efficace, in grado di affrontare e risolvere positivamente le crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Viene abbandonato il concetto di “fallito e fallimento”, insomma la morte civile dell’impresa; seguiamo una tendenza già consolidata in numerosi paesi per evitare quella negatività e quel discredito, anche personale, propri di quella definizione storicamente consolidata.

Vengono definite in modo non equivoco due nozioni.
La “crisi” che non equivale ad insolvenza, ma implica un pericolo ed evoca un alert.
La “insolvenza”, una nozione già collaudata dalla giurisprudenza e dalla dottrina e che non era opportuno modificare rispetto all’attuale formulazione normativa.

Insomma un approccio innovativo, anche lessicale, per esprimere una diversa e nuova cultura per superare l’insolvenza, vista come evenienza fisiologica nella vita di un’impresa, da prevenire, eventualmente da regolare, ma da non coprire con pubblico e manifesto discredito.

Tutto questo con la particolare attenzione che tale modifica terminologica non influisca sulla pretesa punitiva in presenza delle medesime condotte illecite.

Ripercorrendo per titoli le novità salienti di questo provvedimento.

Niente fallimento, ma liquidazione giudiziale.
La procedura di liquidazione giudiziale sostituisce l’attuale disciplina del fallimento. Il dominus sarà il curatore, con poteri decisamente rafforzati (potrà accedere più facilmente alle banche dati della Pa, potrà promuovere le azioni giudiziali spettanti ai soci o ai creditori sociali e allo stesso sarà affidata la fase di riparto dell’attivo tra i creditori). L’accertamento del passivo sarà improntato a criteri di snellezza, trasparenza e concentrazione.

Allerta per prevenire la crisi.
Per anticipare l’emersione della crisi d’impresa e facilitare una composizione assistita, viene introdotta una fase preventiva di allerta che può essere attivata direttamente dal debitore o d’ufficio dal tribunale.
In caso di procedura su base volontaria, il debitore (sceglierà l’organismo di composizione ) avrà 6 mesi di tempo per raggiungere una soluzione concordata con i creditori.
L’imprenditore che attiva tempestivamente l’allerta o si avvale di altri istituti per la risoluzione concordata della crisi godrà di misure premiali – non punibilità dei delitti fallimentari se il danno patrimoniale è di speciale tenuità, attenuanti per gli altri reati e riduzione di interessi e sanzioni per debiti fiscali -.

Regole processuali semplificate.
In caso di sbocco giudiziario, si adotta un unico modello processuale per l’accertamento dello stato di crisi o di insolvenza: priorità alla continuità aziendale, purché funzionale al miglior soddisfacimento dei creditori e la liquidazione giudiziale come extrema ratio.
Si punta poi a ridurre durata e costi delle procedure concorsuali.

Incentivi a ristrutturazione debiti.
Il limite del 60 per cento dei crediti per l’omologazione dell’accordo di ristrutturazione dei debiti dovrà essere eliminato o quantomeno ridotto. In generale, si punta a incentivare tutti gli strumenti di composizione stragiudiziale della crisi.

Concordato.
Il concordato preventivo viene ridisegnato ammettendo, accanto a quello in continuità, anche il concordato che mira alla liquidazione dell’azienda se in grado di assicurare il pagamento di almeno il 20 per cento dei crediti chirografari. A promuovere il concordato, una volta accertata l’insolvenza, potrà essere anche un terzo.

Insolvenza gruppo di imprese.
Viene prefigurata una procedura unitaria per la trattazione della crisi e dell’insolvenza delle società del gruppo. (Se più imprese del gruppo si trovano in crisi, sarà possibile presentare una sola domanda per l’omologazione di un accordo unitario di ristrutturazione dei debiti, l’ammissione al concordato preventivo o la liquidazione giudiziale).

Norme salva-famiglie più ampie.
Si riordina la disciplina del sovraindebitamento comprendendo nella procedura di composizione anche i soci illimitatamente responsabili e assicurando una gestione coordinata delle procedure riguardanti più familiari. (La vendita dei beni è però obbligatoria per il debitore-consumatore se la crisi deriva da malafede, frode o colpa grave). Il debitore meritevole, solo per una volta e con l’obbligo di pagare se entro 4 anni sopravvengono utilità, potrà accedere all’esdebitazione anche quando non sia in grado di soddisfare i creditori. (Nelle insolvenze di minor portata varrà l’esdebitazione di diritto, quindi senza intervento i del Giudice).

Onorevole Presidente, Onorevoli Colleghi e Rappresentante del Governo
per l’ennesima volta ci troviamo a votare un provvedimento fondamentale per adeguare il nostro Paese alle sfide che lo attendono.

Così come accadde molte volte in questa legislatura, quando approvammo la leggi di cui ho detto all’inizio del mio intervento (quando votammo la legge delega sul processo civile e sul processo penale, la modifica al 416 ter del c.p., sul voto di scambio politico mafioso), quando l’Assemblea volle i tanti provvedimenti ispirati al rigore e all’equità per colpire le condotte illecite (come la corruzione ed il riciclaggio) e per dire ai cittadini onesti che l’Italia vuole diventare un paese normale;

Così come accadde quando si approvò il testo di legge per disciplinare le unioni civili e il divorzio breve;

Ebbene anche oggi vogliamo dire che non esiste e non si vive solo di una narrazione fatta di parole vuote e di polemiche inutili.

Onorevole Presidente, Onorevoli Colleghi e Rappresentante del Governo,
noi per l’ennesima volta in questa Legislatura con il voto di oggi dimostriamo con i fatti
– che questo Parlamento lavora seriamente per risolvere i problemi e riformare l’Italia
– che alle parole noi contrapponiamo riforme attese da decenni

Per tutte queste ragioni il PD, con la determinazione di sempre, voterà favorevolmente.

On. Franco Vazio

Il semestre nero della Giunta Appendino

A Torino manca un governo capace di promuovere crescita sociale, sviluppo economico e qualità della vita. La Giunta Appendino ha vissuto fino ad oggi di rendita grazie alla programmazione ed alle scelte lungimiranti delle amministrazioni precedenti ed alla professionalità di una ‘macchina’ comunale impeccabile ed efficiente.

Non a caso la stampa nazionale, che all’inizio aveva indicato Chiara Appendino come il sindaco più amato del paese, ha parlato apertamente di ‘semestre nero’ della Giunta a 5 Stelle. Abbiamo realizzato un dossier con tutti i passi falsi commessi dalla sindaca, per focalizzare l’attenzione su una serie di scelte inopportune, sbagliate e penalizzanti per i cittadini di Torino.

La Giunta Appendino sta svendendo il patrimonio pubblico: acqua, immobili di pregio e concessioni edilizie per nuovi supermercati sono stati utilizzati come bancomat per fare cassa. Inoltre: tagliati i finanziamenti, licenziati i dipendenti e ridotti i servizi ai cittadini. Solo per citare alcuni casi, c’è il mancato finanziamento di 5,4 milioni di euro al Consorzio per il Sistema informativo del Piemonte (Csi), la mancata assunzione di personale al Gruppo torinese trasporti (Gtt), il caos del ‘panino libero’ che ha portato una riduzione di introiti di 3 milioni di euro ed il rischio di esuberi per le società appaltatrici del servizio mensa, la decisione di pagare con i voucher i giovani collaboratori di alcuni uffici comunali.

La nuova amministrazione si è poi contraddistinta per un ‘governo del no’: no ideologico alla Tav, no alla Metro 2, no al sottopasso di Corso Grosseto e stop al Polo tecnologico e scientifico. Tutte opere che rischiano di far perdere milioni di euro alla comunità e che sono indispensabili per riqualificale la città e promuovere una mobilità alternativa efficiente.

Torino in questi mesi ha dovuto rinunciare a molti grandi eventi che avevano garantito prestigio internazionale, migliaia di presenze e milioni di euro di introiti: dal Salone del Libro, alla mostra di Manet; da Cioccolatò al flop totale di Natale coi Fiocchi.

Purtroppo l’elenco non finisce qui  le periferie sono state completamente abbandonate a se stesse: la giunta ha tagliato del 25 per cento le risorse a disposizione delle circoscrizioni; cresce il degrado sociale: dalle Palazzine Ex Moi ancora in attesa del censimento ai campi rom illegali. Del resto le uniche risorse per la riqualificazione delle periferie, pari a 18 milioni, sono state stanziate dal governo nazionale.

Qui puoi scaricare la presentazione

Istat conferma salute industria

I dati Istat confermano che l’industria italiana e’ tornata a godere di buona salute. Il significativo aumento del fatturato e degli ordinativi non riguarda solo il mese di novembre, ma risulta un dato tendenziale di tutto lo scorso anno. Questi dati positivi sono il risultato di una politica del governo che ha posto grande attenzione al settore industriale. Il piano industria 4.0, con gli investimenti e le risorse per l’innovazione, e l’ultima legge di Bilancio hanno proseguito il processo riformatore per portare l’industria fuori dalla crisi. Ora e’ necessario continuare su questa strada per consolidare la ripresa e dare certezza al futuro dell’industria italiana.

Bene la discesa debito italiano

Il dato diffuso oggi dall’Eurostat è positivo per tre ordini di ragioni. Il primo, è la buona notizia sulla situazione dei conti pubblici italiani, con la certificazione della riduzione dal 135,5% al 132,7 del rapporto fra indebitamento e Pil. Il secondo è il trend in cui essa si inserisce; l’Italia, infatti, si pone in evidenza per essere il Paese con la maggiore diminuzione tra i 28 dell’Unione europea. Il terzo, è il messaggio di fiducia che mandiamo a Bruxelles, in questi giorni in cui il nostro governo sta dialogando sul famoso 0,2% di sforamento che ci viene contestato sull’ultima nostra Legge di Bilancio. Le riforme portate avanti da Governo e Partito democratico, quindi, non solo hanno fatto invertire rotta alla nostra economia, passando dai Pil negativi a quelli con segno più. Ma, allo stesso tempo, stanno contribuendo al risanamento dei nostri conti

I pendolari non sono un bancomat

I pendolari non sono un bancomat da spremere ma un’utenza fidelizzata che deve essere tutelata. Sui rincari decisi da Trenitalia per gli abbonamenti della tratta ad alta velocità Torino – Milano ho presentato oggi una interrogazione ai Ministri Delrio e Padoan. E’ inammissibile che in poco più di un anno e mezzo, dal giugno 2015 ad oggi, gli abbonamenti siano passati da 295 a 459 euro. L’aumento incontrollato dei prezzi non sono è stato però seguito da una maggiore attenzione nei confronto dei diritti dei passeggeri dal momento che la stessa Autorità di Regolamentazione dei Trasporti ha dovuto approvare un documento con misure minime di garanzia verso i pendolari sottoposti al ‘libero mercato’. Sicuramente l’Autorità non può imporre lo stop agli aumenti ma lo Stato, che detiene il 100 per cento del Gruppo Ferrovie e quindi di Trenitalia, deve intervenire per risolvere la situazione

Istat conferma Italia in crescita

Registriamo con soddisfazione che i dati Istat di oggi sulla produzione industriale (a novembre 2016 +3,2% rispetto all’anno precedente, meglio di Germania e Francia) descrivono un Paese in cammino e in salute, nonostante le tante difficoltà, e ben attrezzato a dare corpo ad una congiuntura positiva. Governo e Pd hanno preso in carico un’Italia con tutti i parametri economici negativi e con ostinazione, decisione e riforme serie, lo stanno portando fuori dalla crisi. Con una importante attenzione data proprio al settore industriale, come testimoniano gli sforzi contenuti nel Piano Industria 4.0 in termini di risorse ed investimenti. Da questo punto di vista, è anche interessante segnalare che a guidare la crescita sia il comparto dell’energia (+10,6%) e vanno bene anche quelli dei beni strumentali (+3,9%) e intermedi (+2,4%).

TAV: la ratifica del trattato vale il 2% del Pil del Piemonte

Con l’approvazione dell’accordo italo-francese potranno finalmente iniziare i lavori del nuovo tunnel ferroviario. Si tratta di un’opera strategica fondamentale per tutto il nostro paese, il cui tracciato è stato concertato con le comunità territoriali e che porterà enormi benefici in termini economici, occupazionali ed ambientali. Nel 2017 si apriranno i nuovi cantieri che vedranno occupati oltre 4000 lavoratori solo nel territorio italiano e senza considerare l’indotto. L’impatto sulla qualità dell’aria e dell’ambiente è poi impressionante dal momento che la nuova opera eliminerà dalle strade circa 1,3 milioni di Tir l’anno. Non voglio nemmeno soffermarmi troppo sulla patetica lettera con cui il sindaco di Torino, in compagnia del suo folkloristico collega di Napoli, ha chiesto ai deputati di bloccare la ratifica dell’accordo. I cittadini ormai stanno iniziando a capire che i M5S, continuando a proporre una palese ignoranza istituzionale fatta di proposte assurde e populiste, sono di fatto incompatibili con una cultura di governo seria e responsabile. Soprattutto quando sono in gioco per Torino ed il Piemonte, milioni di euro per le opere di compensazione ed il 2 per cento del Pil regionale.

IBM: l’azienda chiarisca se vuole davvero investire in Italia

Oggi ho presentato un’interrogazione che chiede a Ibm di chiarire se vuole davvero investire in Italia come aveva annunciato nei mesi scorsi e chiede al governo di essere maggiormente attivo nel tavolo di confronto fra azienda e sindacati. Ibm Italia sta perseguendo, da anni, politiche di riduzione del personale che hanno portato la forza lavoro impiegata a ridursi di oltre un quarto nell’ultimo biennio mentre l’ultima procedura di licenziamento aperta riguarda 244 lavoratori e 60 dirigenti su tutto il territorio nazionale. Una delle sedi Ibm maggiormente interessata, in questi anni, dai tagli è quella di Torino che conta oggi 411 addetti e che è stata recentemente ridimensionata con il passaggio di 90 lavoratori ad un’altra società e rischia ora altri 19 licenziamenti. I dati economici ci dicono, al contrario, che Ibm è un azienda solida, con un fatturato annuo di quasi 93 miliardi di dollari che continua ad investire anche in molti paesi risorse per sviluppare nuovi prodotti: è di ottobre 2016 infatti la notizia di uno stanziamento di 300 milioni di euro per la sede di Monaco in Germania. In questo quadro è palese che l’Italia sembra venga trascurata rispetto agli investimenti effettuati anche nelle altre nazioni dell’Unione Europea. Ed è altrettanto necessario, soprattutto in un settore strategico come quello dell’Information Technology, salvaguardare gli insediamenti produttivi e le competenze presenti su tutto il territorio nazionale.